Ebbene sì, quest’anno partecipo anch’io al torneo letterario IoScrittore del Gruppo editoriale Mauri Spagnol. L’idea c’era già dallo scorso anno, ma avevo scritto solo poche pagine del romanzo Senza più nome, che ho in seguito pubblicato in self publishing.

Qualcosa nella formula del torneo mi attirava e mi respingeva però allo stesso tempo. Senza dubbio mi piace l’idea di avere dieci lettori del mio scritto. In un mondo perfetto sarebbero dieci opportunità di ricevere consigli, un piccolo campione di persone che amano la scrittura e la lettura – almeno si spera – che mi dicono cosa non va, quali sono i punti deboli, come migliorare. Nella prima fase solo dall’incipit, quindi spronandomi a catturare la loro attenzione di lettori già dalle prime pagine. E vi pare poco? Lettori spietati, critici severi, come è giusto che siano dei partecipanti allo stesso torneo.

Certo, l’imparzialità non è umana; ciò che siamo, la cultura che abbiamo alle spalle, gli strumenti tecnici di cui disponiamo, come lettori e come scrittori, non possono essere standardizzati altrimenti tanto vale lasciare che siano le macchine a scrivere romanzi. In un mondo perfetto non ci sono “franchi tiratori” pronti ad affossarti solo perché sei un rivale; non c’è chi ti valuta altamente insufficiente per un solo refuso né chi ti dà un bel 10 senza tenere conto che il romanzo lo hai pensato in ostrogoto e hai poi usato il traduttore di Google per renderlo comprensibile ai più.

In un mondo perfetto si è valutatori – o giudici che dir si voglia – non perfetti, ma equilibrati; si accantona il gusto personale; si ammette che non bisogna mettere al rogo tutto ciò che non è alta letteratura riservata a pochi eletti perché proprio la storia della letteratura ci insegna che molti di quelli che sono considerati oggi capolavori, quando furono scritti suscitavano, nella migliore delle ipotesi, un certo disgusto. I tempi cambiano e comunque, in un Paese come l’Italia che fa della cultura la sua bandiera, i dati statistici sulla lettura sono a dir poco allarmanti, al punto che mi verrebbe da dire: purché si legga! In italiano corretto, questo è sottinteso, perché se è la cultura che vogliamo alimentare, allora non si può prescindere dalle basi della nostra lingua. A mio parere un uso ricercato della lingua non è necessario, anzi in alcuni generi lo trovo ridondante e non adatto, ma un uso corretto della stessa sì.

Ma tornando al torneo, vi dicevo: in un mondo perfetto. Ma il mondo non è perfetto per sua natura o almeno non lo sono gli esseri umani. Pirandello è uno dei miei autori preferiti e penso a lui in questo momento, a quell’Uno, nessuno e centomila che non è poi così distante dalla popolare canzone Depende di Jarabe De Palo. Tutto è relativo, ognuno di noi è allo stesso tempo infinite persone diverse a seconda dell’altro e in fondo, tutto dipende da che punto guardiamo il mondo.

Ci vuole bravura per passare nel gruppo dei 300 che si sfideranno quest’estate a colpi di romanzo, ma ci vuole anche una buona dose di fattore C, necessario per incontrare lettori della nostra opera che, pur in maniera soggettiva, si adoperino per cercare di essere il più possibile imparziali e, cosa ancora più importante, spendano tutte le benedette parole messe a disposizione nella scheda di valutazione per darci un parere che serva a migliorare quanto abbiamo presentato.

Nei 300 ci sono anche io e ne sono felicissima!

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.

(Luigi Mercantini – La spigolatrice di Sapri)

Ehm… mi sa che non ho scelto dei versi benauguranti. No, credo proprio di no 😀

Però non è che Leonida alle Termopili abbia fatto poi una gran bella fine! Per carità, io non sono scaramantica, però forse ammetterne, che ne so? 301? Non sarebbe una cattiva idea, ecco!

Scusate, torno seria! Mi ritengo fortunata per aver ricevuto dei giudizi dettagliati. A me la scelta se seguire o meno le indicazioni che mi sono state fornite, ma grazie sia a chi ha apprezzato il mio incipit e ha avuto per la mia scrittura e la mia storia parole bellissime, sia per chi è stato un po’ più critico. Su alcuni punti non sono d’accordo, ma è giusto così. Il torneo è in corso, della mia opera e delle valutazioni non posso ovviamente rivelare nulla, idem per le valutazioni, però vorrei rivolgermi a uno dei partecipanti che ha letto la mia storia valutandola con voti davvero alti: hai compreso e apprezzato qualcosa impossibile da capire in venti pagine, hai afferrato l’anima, il senso, hai visto oltre. Non so chi tu sia, ne parlerò in un futuro articolo, quando potrò essere meno criptica, però lasciatelo dire: sei un genio! Spero sinceramente di conoscerti un giorno perché devi dirmi come hai fatto!

E adesso bando alle ciance! Spero di non offendere nessuno con questo articolo, soprattutto con il decalogo semiserio che segue. L’ho scritto stamattina dopo aver riletto i giudizi sulla mia opera, spulciando anche qua e là tra i commenti di alcuni colleghi. Non amo prendermi troppo sul serio ed essendo stata chiamata anche io a valutare gli incipit di dieci concorrenti, vi assicuro che in una delle prossime categorie ci ho infilato anche la sottoscritta. In quale? Non ve lo dico, ma potete provare a indovinarlo!

1 – IL DISINCANTATO: ha esperienza, in genere ha superato gli anta e ha almeno una partecipazione al torneo alle spalle; sa che è un gioco, è bonario/a, ma severo e trova il modo di darti una pacca sulla spalla e incoraggiarti. Può darti anche un 2 secco, ma non te ne accorgi e vorresti stringergli/le la mano.

2 – IL NARCISO: è molto colto/a, sa il latino, il greco, l’aramaico e i dialetti in uso sulle sponde del Tigri e dell’Eufrate e l’occasione di valutare uno scritto altrui gli/le permette di fare sfoggio di tale patrimonio. Adagiato/a su cuscini di seta sparpagliati ad arte su un sofà, un pennino in mano, si esalta con metafore forbite, argomentando con disincanto sui quanti, sui buchi neri e sul degrado dei tempi moderni.

3 – LA MAMMA: non ce la fa. A dare un voto basso non ce la fa. Ha fiducia nel mondo, negli esseri umani e nella consapevolezza che dovrebbe guidare ogni essere senziente. Non darà mai un 2, ne morirebbe, ma nemmeno un 9 o un 10 per non far adagiare il novello autore su allori immaginari.

4 – SANT’ANTONIO: dalle mie parti si usa dire “Sant’Antonio accetta tutto” di una persona di bocca buona a cui va bene tutto. per questa tipologia le regole sintattiche e grammaticali sono un optional e, avendo da sempre una Fiat, sa che gli optional si pagano a parte, ma che scherziamo? Il modello base va più che bene e vai con la gita fuori porta!

5 – IL PESSIMISTA COSMICO – tutto gli pare piatto, banale, sciatto, privo di originalità. Ma possibile che a nessuno sia ancora venuto in mente di scrivere una storia con protagonisti due giovani il cui amore è osteggiato da un cattivo che si circonda di brutti ceffi? Magari sulle sponde del bel lago di Come. Che tristezza!

6 – IL MARCHESE DE SADE: non si scopa? Non ci sono fruste, manette e gatti a nove code? Ma allora che roba è? Di cosa stiamo parlando?

7 – LA PIA DONNA: guardare più della caviglia di una donna è volgare. Baciarla con la lingua è volgare. “Oh santi numi! Ma qui c’è una parolaccia! Santa Maria Vergine a cosa siamo arrivati! Non c’è più la letteratura di una volta! Questi giovani di oggi!”. Va be’ che questo protagonista è un ergastolano appena evaso di prigione, un povero reietto cresciuto nei bassifondi di Detroit, ma poteva usare un altro termine! Che ne so… acciderbolina ad esempio. E inizia a elencare tutti i possibili sinonimi…

8 – LA MATITA BLU: inforca gli occhialini, si sporge con sguardo acuto verso il monitor e legge prima il titolo e scuote la testa, pensando che così non va, no no, non ci siamo proprio, quel titolo non è adatto alla storia, che bestialità! Poi affronta la sinossi e un gemito gli/le sfugge dalle labbra. Cominciamo bene! E questo si crede uno scrittore, con una sinossi così? E inizia a prendere appunti su tutto quello che non va. Poi inspira a fondo e inizia a leggere l’incipit. “Cavolo” pensa, “è scritto proprio bene, questo è uno del mestiere! Eh, ma vuoi che non gli trovo un congiuntivo sbagliato? Un errore di grammatica? Un refuso?”. Gli occhi cercano, frugano, scandagliano, finché… “Eccolo! Un refuso! L’ho trovato!”. Corre a scrivere il giudizio, ma si accorge che non sa di cosa parli quel romanzo. “Poco importa” pensa, “c’è un refuso, potrà essere la storia più bella del mondo, ma non importa. Poi scrivo agli organizzatori, mi spetta un premio!”.

9 – LO SPECIALISTA: deve bocciare, non può fare diversamente. Lui/lei legge solo saggi sulle tartarughe delle Galapagos, come può dire se venti pagine sono scritte bene quando l’argomento è diverso? Deve bocciare, per forza!

10 – IL FRETTOLOSO: non può valutare con sole venti pagine, e che diamine! Deve leggere tutto il romanzo per valutare l’incipit e non solo! Pretende anche la biografia dell’autore, il certificato del casellario giudiziale, l’ultima denuncia dei redditi, certificato storico di residenza, di famiglia e genealogia fino alla settima generazione in carta da bollo e vidimata da un notaio.

Non classificabile – IL TROLL: beepppppppppppppppppppppp

Con il cuore, sempre.